La notizia di una scultura in bronzo di santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini è di straordinaria importanza non solo per Modica e per l’area iblea ma per la cultura figurativa siciliana ed italiana. Sorprende il fatto che di questa scultura se ne sia persa memoria nella storiografia locale ed anche nella tradizione orale della città di Modica. Si può forse spiegare che il Carrafa, lo storico del Seicento, contemporaneo al Bolle nello scrivere la sua opera su Modica non ritenne opportuno citare un’opera contemporanea per quanto – come vedremo – tesse le lodi del Bolle e che bisognerà aspettare il tardo Ottocento per una riflessione storica sulla città in un momento in cui la cultura barocca era vista in modo negativo.
Una scultura «d’opera di relevo di bronzo, fatta dal Cavalero Bernino Romano, di altizza di palmi tri in circa cm 75 centimetri), con suo piedistallo d’habbano, ottangolare, guarnito di bronzo, con l’intermedio del lapislazzaro, con otto angeletti dorati».
A volerla sono i coniugi Don Francesco Bolle Pintaflor e la moglie Eugenia, «Barona Zaprada et Padigla».
Ma chi è Don Francesco Bolle Pintaflor? Il Carrafa che è un contemporaneo del Bolle scrive che assume l’incarico di Governatore della contea nel 1649, «plenipotenziario di tutto lo Stato assai bene condusse, e con savi consigli una tal carica, che suole affidarsi per la sua grande importanza ad uomini sommi: dimostrano l’altezza di sua stirpe le insegne di cui va decorato, e quelle del di lui figlio, avendo l’uno la divisa religiosa, e militare bianca e rossa dell’ordine di San Giacomo, e l’altro la divisa di San Giovanni….a proprie spese costrusse il convento di Santa Maria delle Grazie, e quello di Santa Teresa, molti edifici ei ristorò del Castello, caduti per vecchiezza, e diede miglior forma alla città, e alle sue strade, non tralasciando di rifare molte altre fabbriche dirute… del medesimo si prestano gli alimenti ai religiosi ed agli altri dell’ordine di Sant’Agostino nel convento di San Marco, nel quale a 23 aprile 1651 venne proclamato gran maestro dell’ordine».
È Maestro razionale della Contea nel 1636 ed in quella veste da l’incarico per la realizzazione di alcuni magazzini affianco alla torre di Pozzallo. Risulta castellano del “castro di Scicli” nel 1638. Personalità ancora da studiare nel suo ruolo politico e sociale della città avrà avuto contatti significativi a Roma per poter commissionare un’opera al Bernini.
La certezza dell’esecuzione da parte del Bernini deriva oltre che dall’esplicito riferimento all’artista anche alle condizioni che il Bolle pone nel momento in ci consegna con un atto notarile la statua e cioè il fatto che non avrebbe potuto essere tolta dall’altare centrale della chiesa di Santa Maria delle Grazie per nessuna ragione e per nessuna richiesta, anche se avesse avuto l’autorizzazione del Papa, del Generale dell’Ordine carmelitano o di qualsiasi autorità civile. Un’opera che il Bolle avrà commissionato, con ogni probabilità tra il 1648 e i primi del 1649. La conferma della consegna ci è data dalla presenza della scultura negli inventari della chiesa del 1782 e del 1802. Di quella statua oggi se ne sono perse le tracce. La commissione fatta dal Bolle al Bernini di per sé stessa rilevante testimonia dell’apertura culturale che si viveva in città e per la consapevolezza del valore dell’arte contemporanea nella capitale della contea rispetto ai fermenti più vitali a Roma.
Per l’importanza della notizia trascrivo il documento di consegna dell’opera e un documento che attesta la presenza dell’opera nel 1782.
Paolo Nifosì
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Documenti
Die decimo tertio octobris 1649 [1649. Modica, Archivio di Stato, notaio De Raimondo Francesco, n. 227, vol. n. 20, cc 400rv, 405r, 13 ottobre 1649].
Ill. Don Franciscus Bolle Pintaflor, Ordinis Sancti Iacobi, Procurator Generalis Domini et Excellentissimi Domini Don Ioannis Gasparis Enriquez et Cabrera, Magni Regnorum Castelle Admiratus, Ducis Medine de Rioseco, Comitis huius Status et Comitatus Motucae ac Domini Baronia Alcami, Caccami et Calatafimi ac Generalis Gubernator et armorum Capitaneus huius praedicti Status, nec non Donna Eugenia Barona Zaprada et Padigla, eius uxor, hispani, residentes in hac Civitate Motucae, mihi cogniti et coram nobis presens ipsa Donna Eugenia in presenti actu cum …dicti sui viri …..attendentes ad maximam devotionem quam habuerunt et habent erga Ven. Conventus Sancte Teresiae huius Civitatis, Ordinis Carmelitani Scalzi sub titulo Sanctae Marie Gratie olim per ipsos iugales constructum et fundatum in dicta Ecclesia Sanctae Mariae Gratie pro ut patet per actum fundationi factum in actis notari Iacobi Radosta die.
[non è citata la data dell’atto di fondazione]
[Il contratto procede in una scrittura alquanto difficile dicendo che questo atto è irrevocabile sia da parte dei due sposi, che da parte di eventuali figli per nessuna ragione…]
dederunt donaverunt et presentaverunt tituli… et causa presentis donationis et presentationis …tradiderunt assignaverunt et assignant Patri Cesareo della Croce Ordinis predicti Carmelitani Priori dicti Ven Conventus Sanctae Theresiae huius Civitati sub titulo Sanctae Marie Gratie, P. Arcangelo de lo Spirito Santo sub priori dicti Conventus, P.Angelo Marie della Resurrezione, Patri frati Ferdinando de Sancta Maria de San Giuseppe et P. fratri Francesco de San Casimiro… mihi notari cogniti …recipientibus et stipulantibus pro dicto conventus …in perpetuum unam statuam seu imaginem dictae Sanctae Theresiae d’opera di relevo di bronzo, fatta dal Cavalero Bernino Romano, di altizza di palmi tri in circa, con suo piedistallo d’habbano, ottangolare, guarnito di bronzo, con l’intermedio del lapislazzaro, con otto angeletti dorati, quam statuam seu immaginem ipsi iugales de Bolle coram nobis dederunt et presentaverunt dicti Priori, dictis patribus et fratribus recipientibus et eam posuerunt et collocaverunt et destinaverunt super altare cappelle maioris dicatae Ecclesiae sumptus immagine Sanctae Marie Gratiae, in quo loco supra designato ipsi iugales de Bolle voluerunt, mandaverunt et mandant, quam (quia?) dicta statua seu imago semper et omni futuro operam in perpetuum stare et conservari debeat pro decoro et servitio predicte Ecclesiae et ab ipso loco illo(?) unquam futuro tempore removeri et elevari possit nec per dictum Priorem et fratres dicti Conventus nec alios futuros Priores et fratres dicti conventus elevari commutari et in alium locum transferri nec alteri accomodari et ab ipsa ecclesia et loco transferri etiam de licenzia Pontificis seu Ordinariis, vel Illustrissimi Prioris Generalis seu Generalissimi et illustrissimi Provincialis, vel aliorum superiorum Ordinis praedicti, aut alterius ….officialis seu officialium spiritualium, vel temporalium… ex causa tituli seu pretextum; sed illa semper conservari debeat in dicto loco alias in casu contra quodcumque seu quat: …dicta statua seu imago intelligatur et sit… pro ut illa ex nunc po… contra dicti iugales de Bolle eidem titulo dederunt et donaverunt testibus Iudicibus et Iuratis huius Civitatis presentibus Don Ioseph Celestre et Ioseph Valseca duobus ex Iudicibus Iuratis. Hic(?) anni preteriti set legitime… pro Universitate huius civitatis et me notario pro eam et ipsem ad …illam detinendi et conservandi in dicta Ecclesia et loco suo designatus iuxta voluntate ipsorum iugalium de Bolle quo casu pre… donatio facta dicta conventione intelligata(?) et sit irrita cassa et nulla ut si minime fuisset et solum loc… habeat dictis specatabi… Iuratis et non aliter quequidem conditio et reservatio supra facta intelligati(?) sit aposita et descripta in principio medio fine et in qualibet parte et verbo. Costituentes se ipsi iugales de Bolle predictam statuam seu immaginem supra donatam cum iuribus predictis per …costituti …et pro parte de Patris Priori dictorum Patrum fratrum …predicto Conventu et me notario pro ei …futuris Prioribus et fratribus in perpetuum legitime stipulane… Iudi… et Iuratorum stipulant… et futuris Iuratis …
1782. Inventario della robba di questo Convento di Modica nell’anno 1782 (Modica, Archivio di Stato, Fondo Corporazioni religiose, vol. n. 52 (1782-1783):
«Più altre due statuette, cioè una di bronzo di Santa Teresa Vergine, ed un’altra di legno di Santa Rosalia vergine situate entrambe nelli suoi rispettivi altari».