di Giuseppe Barone
L’ opera “De epidemica lue” di Francesco Matarazzo, sacerdote e protomedico della Contea, rappresenta uno dei testi più importanti sulla diffusione del razionalismo di Cartesio in Sicilia. Pubblicato a Palermo nel 1719 per analizzare cause e rimedi della grande epidemia tifoidea, che a Modica nel 1709 provocò 6000 vittime su una popolazione di 18 000 abitanti, lo scritto testimonia l’ alto livello della riflessione culturale che si era sviluppata in seno all’ Accademia degli “Infocati” risorta a cura di Tommaso Campailla sulle ceneri della precedente esperienza degli “Affumicati”. Alcuni saggi del compianto amico e collega prof. Corrado Dollo hanno dimostrato l’ “intelligenza collettiva” di questo sodalizio di dotti laici e religiosi , che non si limitava alle esercitazioni letterarie e filosofiche ma sperimentava in laboratorio le più aggiornate metodologie della Chimica, della Fisica , dell’ Ottica e della Medicina, inserendosi autorevolmente nel dibattito scientifico europeo. Con le sue autopsie e con le sue diagnosi differenziali l’ archiatra Matarazzo può ben dirsi il precursore di quella “Scuola medica” della Contea che per tutto il Settecento sarà riconosciuta tra le più avanzate in Italia. Si tratta di un territorio quasi “vergine” degli studi, ma che promette scoperte affascinanti per sondare nuovi sentieri della ricerca storica.