Un inedito scoperto dal prof. Paolo Nifosì negli Archivi iblei
Per gli appassionati di storia modicana e iblea rendo noto un sunto del testamento del Sac. Giuseppe Mazzara.
Il testamento è una miniera di notizie per la storia della famiglia Mazzara, per la storia dell’aristocrazia modicana e non solo, per la storia della chiesa di san Pietro, per la storia di diverse chiese e monasteri di Modica e per la storia sociale della città. Testamento del sac. Giuseppe Mazzara, fratello di Francesca e Petra Mazzara (Modica, Archivio di Stato, notaio Giardina Lorenzo, n.225, vol. n. 9, cc.707r-726r). 1639, 11 luglio. In primo luogo il testatore vuole essere seppellito dentro la Collegiata chiesa insigne e degna di San Pietro dove al presente è sepolto frate Francesco Echebelz, cavaliere dell’Ordine gerosolimitano, suo cognato, finchè non sarà fatta la cappella del testatore in detta Collegiata di San Pietro e nel momento in cui sarà fatta detta cappella vi sia seppellito. In secondo luogo nomina erede universale sua sorella Petra Mazzara, moglie di Giovanni Pipi, barone di Stallaini. In terzo luogo il testatore decide che la detta Petra Mazzara non debba vendere i suddetti beni da lei ereditati e quelli avuti in dote per il matrimonio con il barone Giovanni Pipi. Può solo disporre la detta Petra Mazzara, per opere pie, di cento onze di questa eredità e di trecento onze dei beni della dote.
Dopo la morte di Petra Mazzara, in mancanza di figli, deve succedere nei beni del testatore per la metà dei beni Giacomo Mazzara del quondam Antonio Mazzara e per l’altra metà la Collegiata Chiesa di San Pietro, ed “ evento casu”? la predetta Mazzara e la Collegiata debbono restituire ottocento onze della restituzione della dote della quondam Vincenza Mazzara, sua madre portata in dote a Calcerano Mazzara, suo padre, in virtù dell’atto di matrimonio redatto dal notaio Rizzone il 4 maggio 1592 ( non si capisce meglio questa parte delle sue volontà). Se dovesse verificarsi il caso suddetto e cioè che detta Collegiata insigne e più degna di San Pietro di questa predetta città dovesse succedere nella metà di detta eredità e dote di detta Petra Mazzara, in questo caso i frutti di detta metà si debbono assegnare per anni alterni “cioè un anno la detta Collegiata e un altro anno una delli infradetti chiese e monasteri et conventi cioè la chiesa di Santa Maria delle Grazie, Patrona di questa città, la chiesa di Santa Maria di Betlem, la chiesa dell’Ospedale sotto il titolo di Santa Maria della Pietà, qualsivoglia convento e monastero di monaci e monache fundati e da fondarsi fatti e da farsi in questa predetta città et di reguli di mendicanti e reformi di reguli e che ognuno et ognuna di loro possa consequitare e avere un’annata di detti frutti, cioè un anno la detta collegiata e una annata delli suopra detti chiesi e conventi e monasteri fundati e da fondarsi”.
Ogni dieci anni un’annata deve essere assegnata ad un parente d’esso testatore che non sia Don Giacomo Mazzara e dei suoi eredi; “lascia al SS.Sacramento di detta Collegiata per la celebrazione della messa solenne del Giovedì tutti li giugali d’esso testatori quattro corporali (di cui due al sacerdote don Vincenzo Mazzara e due a don Gaspano Puglisi) oltre al calice d’argento per celebrare messe per l’anima del testatore della defunta sua madre Vincenza, della defunta sua sorella Francesca, del defunto suo cognato fra Francesco Echebelz; lega inoltre il testatore una messa quotidiana alla chiesa di Santa Maria di Betlem, da aggiungere alle messe già dedicate in quella chiesa al padre Calcerano Mazzara, suo padre, e alla nonna Petra, inoltre il testatore istituisce un beneficio da pagarsi con la rendita di alcuni vignali per il salario di un canonico della Collegiata per la celebrazione di messe nella suddetta collegiata titolato ( il suddetto beneficio) alla Morte di San Giuseppe per la sua anima e per l’anima della quondam Vincenza Mazzara et Celestre sua madre; per tale beneficiato indica il sac. Don Vincenzo Mazzara suo “consobrinum” e, morto questi, don Giuseppe Vassallo Paolo suo nipote e, morto questi, la scelta del beneficiato sia fatta dalla sorella Petra Mazzara; inoltre il testatore dichiara che l’anni passati, essendo passato a miglior vita fra Francesco Echebelz, suo cognato, ed avendo lasciato alla chiesa di Santa Maria della Grazia , patrona della città, certi orti nella fiumara di questa città e i cui frutti come dichiara esso testatore (l’Echebelz), secondo il testamento redatto nella città di Palermo presso il notaio Mariano Zapparata, devono essere spesi per la fabbrica d’una cappella con la figura di nostra signora della Grazia quanto più sontuosa e bella possa venire con uno scudo dell’Arme di detto quondam Francesco Echebelz e dopo spendersi detti frutti di detti orti per compra di giogali di detta chiesa e per ripari di fabbrica di detta chiesa. E nel caso si decidesse l’istituzione di una collegiata in quella chiesa quei frutti possano essere utilizzati per un beneficio; per tale motivo il testatore da il suo consenso; inoltre il testatore, essendo beneficiato di un beneficio dentro la chiesa dell’Annunziatella vecchia e dentro la chiesa di San Leonardo, nomina altri beneficiati; inoltre il testatore essendo creditore di 850 onze da parte di Don Francesco Echebelz per atto fatto dalla quondam Francesca Echebelz sua sorella, destina queste 850 onze alla chiesa collegiata di San Pietro; inoltre essendo il testatore creditore di don Francesco Echebelz di scudi duecento, destina questa somma alla chiesa di San Pietro; i frutti delle onze 850 dovuti da Don Francesco Echebelz per legato fatto dalla defunta donna Francesca Mazzara serviranno in parte per pagare alcune somme all’arciprete dott. Simone lo Nigro e ad altri canonici, 400 onze si investiranno nell’acquisto di terre, i cui frutti serviranno per la celebrazione di messe quotidiane: 400 onze, per compra di quanto serve per l’officiatura e per fare un dammuso alla cappella maggiore di detta Collegiata, secondo lo tabernaculo del SS. Sacramento, et essendo dinari bastanti s’abbia di complire la fabbrica sopra la cappella maggiore et una porta all’ala del Santissimo Sacramento; inoltre il testatore avendo in contanti onze 100 pervenuti da un legato della quondam Francesca Echebelz, queste spettano alla chiesa di San Pietro, insieme ad un “vagili” d’argento dovuto dal Dott. Camillo Celestre; inoltre il testatore essendo creditore di Don Francesco Echebelz di onze 560 per terre nell’isola di Malta di esso testatore vendute da questi( Echebelz), i cui frutti gli spettano, dopo la morte prima dell’Echebelz e poi della sorella Francesca, questi frutti spettano alla chiesa di San Pietro, e s’habbiano da spendere per fabbricare una cappella nella detta chiesa di San Pietro con un quadro di pittura della morte del Glorioso San Giuseppe, nella quale dopo fatta e fabbricata detta cappella s’habea e debea di seppellire esso testatore; il testatore elegge come fidecommissario ed esecutore testamentario suo cugino Don Vincenzo Mazzara In un codicillo del 12 luglio 1639 il testatore integra il testamento con le seguenti volontà testamentarie. Destina alla chiesa di San Pietro onze 20 dovute da Don Girolamo Palermo come per legato della sorella Francesca, vedova di Fra Francesco Echebelz; inoltre onze 4 di cenzo bullale su un capitale di onze 80; inoltre onze trenta per lascito di sua sorella Donna Francesca per fare due pezzi di tappezzeria per l’altare del SS. Sacramento; inoltre onze 60 dovuti da Don Francesco Echebelz per la gabella del bosco di Pesana(?) sempre per legato di donna Francesca; inoltre onze 80 dovuti da Don Francesco Echebelz; inoltre onze 155 dovuti da Don Francesco Echebelz ; inoltre onze 70 dategli da parte del canonico Don Angelo d’Alferi per compra di tavoli per lo tetto di detta Collegiata al tempo della vita del quondam fra Francesco Echebelz. Inoltre nomina come economo del legato della sorella Francesca l’arciprete Dott. don Simone lo Nigro e Ottimo Assenza Item esso codicillaturi vuole e comanda have ordinato e ordina che detto Don Francesco Echivelz stando all’accordio aretenus (actenus) li giorni passati fatto da fra detto codicillaturi e detto don Francesco nello quali accordio erono menzi don Vincenzo Mazzara e don Dott. Camillo Celestre di avere detto don Francesco a pignorare et con patto che retrovenendo vendere a detto codicillaturi scuti tremila di beni stabili in territorio di Ragusa in controdadi Rende…
Ulteriore codicillo del 15 luglio 1639. Il testatore ordina che morto don Giacomo Mazzara senza eredi figli legittimi la metà dell’eredità sua e della dote di Petra Mazzara debba passare a donna Isabella de Mazzara moglie di Paolo Vassallo sorella di don Giacomo Mazzara e morta Isabella senza figli questa eredità debba passare alla chiesa di San Pietro e alle altre chiese e conventi come gia scritto precedentemente In un ulteriore codicillo del 16 luglio il testatore ordina che l’apparati di seta rosa, di corallo rosa, d’argento anti altare ed altri cosi per esso di Mazzara fatti alla chiesa collegiata di San Pietro siano in potere di don Vincenzo Mazzara suo cugino per servizio della chiesa.
(Modica, Archivio di Stato, notaio Lorenzo Giardina , n. 225, cc. 707- 726, 11 luglio 1639).