Sul periodico Il Giornale di Scicli (n. 4 del 3 maggio 2020) il prof. Paolo Nifosì ha pubblicato un importante articolo sull’Adorazione dei Magi conservata presso la Galleria Bellomo di Siracusa e in particolare sul suo committente, Giovanni La Piana (o De Planis), un personaggio dal profilo storico interessante…
L’anno scorso sono stato invitato dal dott. Lorenzo Guzzardi, allora direttore del Museo Bellomo di Siracusa, a presentare il volume di Salvo Micciché e di Stefania Fornaro Scicli, Storia, cultura e religione (secc. V-XVI) pre i tipi di Carocci Editore e contestualmente a parlare della tavola dell’ Adorazione dei Magi, conservata presso il suddetto museo, proveniente da Scicli, arrivata “ nelle collezioni del Regio Museo Archeologico di Siracusa nel 1887, da dove passò nel 1940 nelle collezioni del Museo di Palazzo Bellomo”, attribuita a Bernardino Niger da Francesca Campagna Cicala[1]. Dovevo sviluppare il rapporto tra quest’opera e le altre opere del Niger. Mi accorgo nell’analizzare la tavola del Bellomo, datata 1570, che mettendola a confronto con la tavola del Niger, una delle tavole del Polittico della chiesa di San Giorgio di Modica, eseguita dal Niger con lo stesso tema verosimilmente in contemporanea alla tavola del Bellomo, avendo questi realizzato il Polittico di Modica tra il 1566 e il 1571, trovavo chiare differenze stilistiche, soprattutto nella cromia sia degli abiti che delle architetture. Escludo per caratteri stilistici differenti che la tavola del Bellomo possa essere attribuita a Bernardino Niger. Gli abiti dei personaggi della tavola del Bellomo sono molto più pregiati e molto più decorati rispetto a quelli indossati dai personaggi della tavola del Niger; c’è una profusione di dorature che mancano del tutto nelle tavole di tutto il polittico di Modica [2]. La resa degli incarnati dell’opera del Bellomo ha tratti più “realistici” rispetto a quelli stilizzati delle opere del Niger. Il risultato complessivo delle due opere rivela nell’ignoto della tavola del Bellomo un artista con più qualità formali sia nell’assieme che nei dettagli. Consulto la scheda di restauro della Campagna Cicala che ricorda come l’opera del Bellomo da altri studiosi, dal Bottari alla Barricelli, era stata attribuita al pittore fiammingo Simone di Wobreck, mentre un’altra studiosa Teresa Viscuso non era dello stesso avviso. Non azzardo attribuzioni, escludo semplicemente l’attribuzione al Niger. Inoltre leggo nella scheda della Campagna la scritta che si trova in uno dei gradini del piedistallo su cui è seduta Maria: HOC OPUS FIERI FECIT DOM IOANNES DE LA CHIANA PRIOR S. PHILIPPI. La Cicala non dice altro sul committente. Consulto lo storico Antonino Carioti che cita il La Plana come priore di San Filippo e Lorenzo a Scicli nel 1574 e come il più qualificato esponente dell’Accadenia degli “Infocati”, autore di un dizionario poetico, ricordando che del La Piana ne avevano scritto il Pirri, il Mongitore, Pietro Angelo Spera, Giovan Battista Ricciolius[3]. Il La Piana, allo stato attuale delle nostre conoscenze, sarebbe l’intellettuale più antico che si ricorda nella storia della città di Scicli. La dizione Ioannes De La Chiana è una dizione siciliana del La Piana, che nei documenti notarili è citato anche come De la Plana e De Planis. A primo acchito ho pensato che l’opera doveva provenire dalla chiesa del Priorato di San Lorenzo e Filippo che originariamente, in età medievale si trovava “extra moenia” e che, avendo perso importanza sin dalla fine del Trecento, era stato abbandonato, trasferendosi in una piccola chiesa nei pressi della chiesa della Consolazione a conclusione dell’attuale via San Filippo a Scicli [4]. Del dipinto nessuna notizia nelle fonti locali. Se non riesco a definire in modo più circostanziato le vicende della tavola, e soprattutto il suo autore, comincio a voler sapere di più sul La Piana. Pur con molte difficoltà nella ricerca i contorni della personalità del La Piana riesco a definirli meglio. Oggi sappiamo che il La Piana è stato Priore di San Filippo e Lorenzo ininterrottamente per 27 anni dal 1558 al 1585, anno in cui si può collocare quasi sicuramente la sua morte. Risulta priore del Priorato di San Lorenzo e San Filippo di Scicli: nei contratti notarili documentati la sua presenza è costante, una frequenza quasi annuale, citato in qualità di Priore nel dare in gabella due mulini di proprietà del Priorato, di cui uno che si trovava proprio nella contrada San Lorenzo, vicino all’antico priorato, ancora individuabile non lontano dal cimitero di Scicli, lungo la ferrovia, nella fiumara del torrente Scicli-Modica, verso Modica[5] .
La prima sorpresa nella ricerca è stata quella di aver individuato la collocazione della tavola del Bellomo non nella chiesa del Priorato, ma nella cappella che il La Piana fa costruire per lui e per i suoi parenti tra il 1560 e il 1570 nella chiesa dell’Annunziata (oggi chiesa del Carmine), una cappella dedicata ai Tre Magi e per la quale destina un beneficio per messe perpetue da officiare in memoria della sorella Giovannella e del cognato Antonio Virardo[6]. Mi accingo a voler capire di più del suo dizionario poetico in cui nelle prime pagine si legge la seguente dedica: “ Allo spettabile Signore Alfonso Ruys, signore di Santo Stefano, fortunato Mecenate… indotto…dal ricordo della tua volontà, benefica verso di me, e dei tuoi meriti (di cui sei solito colmarmi)”. Domanda: chi è costui? Il Ruys è protonotaro del Regno di Sicilia, figlio di Carlo ed Elisabetta Ventimiglia, cui dona la baronia di Santo Stefano Quisquina, acquistata nel 1549 e indicato come collezionista di antiquariato[7]. Con ogni probabilità il La Piana l’ha conosciuto a Palermo, dove si ipotizza che si sia formato. Una possibile traccia ci viene fornita dal processo di beatificazione del Beato Guglielmo. Tra i testimoni consultati nel 1536 risulta un clericus La Plana che in quel momento si trovava a Palermo[8]. Se questo presbitero coincide con il nostro potremmo avanzare l’ipotesi che a quella data il La Plana potesse avere tra i venti e trent’anni e in questo caso potremmo collocare la sua data di nascita tra il 1507 e il 1517. La sua permanenza palermitana, oltretutto, potrebbe far pensare anche all’ipotesi che la tavola del Bellomo di Siracusa il La Piana avrebbe potuto commissionarla ad un artista residente a Palermo. Il Mongitore e il Pirri lo citano come precettore di Vincenzo Littara, l’intellettuale netino di notevole spessore culturale, di cui sappiamo la data di nascita che è il 1550. Il La Piana sarebbe stato insegnante del Littara ancora adolescente intorno al 1565. Del suo ruolo di precettore ci viene incontro l’introduzione al suo Dizionario Poetico nel quale scrive di essersi dedicato per molto tempo alla docenza e di essersi occupato di letteratura latina, in particolare dei neoteroi. Sempre nell’introduzione orgogliosamente fa riferimento alla sua città natale con le seguenti parole: “ Scicli mia patria, fondata dal re siculo, sei (giustamente) orgogliosa; l’antica torre triangolare ne rimanda il ricordo”.[9] Mi interessa sottolineare come il simbolo della città per il La Piana sia l’antica torre triangolare, quella torre che nel 1621 in un documento notarile sarà ricordata come la torre di Enea. Del suo rapporto con Palermo, oltre a quanto detto riguardo alla sua testimonianza nel processo di beatificazione di San Guglielmo, sappiamo di una sua designazione ad esecutore testamentario di sua sorella Giovanella, sposata con Antonio Virardo, presso un notaio palermitano nel 1552, per l’istituzione di un beneficio destinato a “ragazze vergini e povere”, con la priorità data alle ragazze della sua famiglia sia riguardante l’asse maschile che l’asse femminile, un beneficio che doveva essere gestito dai sacerdoti della chiesa di Santa Maria La Piazza[10]. I rapporti con Palermo sono anche confermati dall’acquisto nel 1572 nella capitale siciliana di trecento volumi presso i librai Francesco Carrara e Lorenzo Pegula, stampati a Venezia, libri che ancora nel 1573 non aveva ricevuto e per tal motivo fa procura al Magnifico Gabriele Catina, oriundo di Scicli e residente a Palermo per recuperarli[11]. E nel 1574 che pubblica Lima, ovvero Dizionario Poetico, “dove si tratta delle cause degli accenti, delle divisioni e delle definizioni: della quantità e della qualità delle sillabe, dell’aumento delle parole e dei verbi, delle molte regole aggiunte da Cicerone, Quintiliano e Servio, raccolte dai libri dell’Eneide, e delle favole dei poeti esposte brevemente, tutte cose che favoriscono soprattutto coloro che desiderano parlare e con proprietà in tutti quei campi che esigono una ricerca attenta della lingua latina”. Il dizionario, di 740 pagine, fu stampato dai fratelli Domenico Guerra e Gion Battista a Venezia. Il Priorato di Scicli da diversi secoli era suffraganeo del Priorato di San Filippo di Agira, con un rapporto, pertanto, di lungo corso,e documentato per i decenni di cui ci stiamo occupando, dal pagamento di una rendita da parte del La Piana a quel Priorato: il frate Egidio Campailla di Scicli, del convento del Carmine, nel 1576, riceve onze otto da parte del rev. Giovanni La Piana, come rendita da dare da parte del Priorato dei santi Filippo e Lorenzo di Scicli al priorato di San Filippo di Agira. Per lo stesso motivo saranno versate altre onze nove nell’anno successivo[12]. Ignazio La China mi fornisce una notizia riferita al 1565. In quell’anno il vice vicario di Scicli, Lazzaro de Zisa, esamina i titoli del Priore per dargli l’attestato per celebrare messa. Il La Piana dichiara di non poter fornire i titoli (di suddiacono, diacono e sacerdote) dato che li aveva smarriti insieme a molti suoi libri a Sortino a causa di un terremoto. Il La Piana, a quanto osserva il La China faceva parte del clero celibatario (notizia La China).
La presenza del La Piana a Scicli è documentata dai rapporti con il clero della chiesa di Santa Maria la Piazza, con le suore del Monastero di Valverde e sicuramente con altre istituzioni religiose e laiche della città. La sua morte si può collocare nel 1585 quando risulta “infirmus in lecto” e assegna a Rossella Sanchello, figlia di Girolamo Sanchello, le onze per il suo matrimonio in base al legato di maritaggio istituito per volontà testamentaria della sorella [13]. Nell’agosto dell’anno precedente si era preoccupato di donare a Esmeralda de Joccia, una donna che l’aveva accudito per quindici anni, ricompensata fino ad allora per tutti quegli anni solamente con il mangiare, il bere e il vestiario, un “palaziottum” che si trovava nella contrada di San Filippo confinante con un giardino di proprietà dello stesso La Plana, casa che non doveva pertanto essere lontana dalla chiesetta del Priorato ([14]). La conferma della sua morte in quell’anno, o al massimo nei tre anni successivi e documentata dal fatto che nel 1588 risulta Priore del Priorato di San Filippo e Lorenzo di Scicli il Reverendo Domenico Benedetto del Cavaliero in qualità di vicario del rev. Giuseppe Saladino, abate del Monastero di San Filippo di Agira [15]. In merito alla tavola dei Re Magi da lui commissionata restano due domande senza risposta. La prima riguarda l’autore, la seconda riguarda il volto di un personaggio che si trova dipinto in basso a sinistra, un volto che fa riferimento ad un giovane con i capelli corti che normalmente, come succede in tanti dipinti, dovrebbe riferirsi al committente, in questo caso al La Piana. Ma alla data 1570, anno in cui la tavola è stata congedata dal pittore il nostro priore non era giovane ma doveva avere intorno ai sessant’anni se si ipotizza come data di nascita tra il 1510 e il 1515. A voler posticipare la sua data di nascita tra il terzo e il quarto decennio del Cinquecento quel volto resta comunque quello di un giovane e non quello di uno che si avvicina ai cinquant’anni.
Paolo Nifosì
[1] Francesca Campagna Cicala in scheda sull’Adorazione dei Magi , in Opere d’arte restaurate nelle province di Siracusa e Ragusa, Siracusa, 1997, pp.48-50.
[2] Francesca Campagna Cicala in scheda sull’Adorazione dei Magi op. cit., pp.48-50.
[3] Antonino Carioti, Notizie storiche della città di Scicli, Edizione del testo, introduzione e annotazioni a cura di Michele Cataudella, Scicli, 1994.
[4] A. Carioti, op. cit., vol. 2, pp. 577-610; G. Pacetto, Memorie istoriche civili ed ecclesiastiche della città di Scicli, ed. a cura di Antonio Sparacino, Rosolini, 2009, pp. 101-107.
[5] Modica, Archivio di Stato, notaio Bussetto Giovanni, n. 442, vol. 11,1558, cc 146v.147r ; vol. 11 c. 165; notaio Damiata Nicolò, n. 451 vol. n 7, (anni1560-1561), c. 402 v; notaio Marsala Guglielmo, n. 452, vol. n.6 (anni 1563-1564), cc. 469v-470r; vol. n. 9, (anni 1666-1667), cc. 911 e sgg.; vol. n. 11, cc. 881r-882r; notaio Pirrello Giuseppe, n. 453, (anni 1569-70), c. 25, 13 giugno 1569; vol. anni 1569-70, c. 251rv, 15 aprile 1570; notaio Guarino Carlo, n.454, vol. n. 10, 28 luglio, tredicesima indizione, 1570, cc. 304v-306r; notaio Pirrello Giuseppe, n. 453, vol. 11, c. 184, 21 maggio 1571; vol. 11, c. 204, 21 maggio 1571; vol. 16, 22 aprile 1577; vol. n. 17, cc. 124r-125v, 22 aprile 1578; notaio Guarino Carlo, n. 454, vol. anni 1579-1580, 15; notaio Belguardo Antonino, n. 466, vol. n. 8-9, cc. 698r-699r; notaio Guarino Carlo, n. 454, vol. n. 21, cc. 160v-161v, 1 febbraio; vol. n. 23, anni 1581-1582, cc. 383-384, 15 marzo 1581; notaio Belguardo Antonino, n. 466, vol. n. 8-9; vol. n. 10, cc. 70v-73v; vol. n. 10, cc. 89r-93v; notaio Guarino Carlo, n. 454, vol. n. 25, anno 1584, cc. 216r-217r, 27 agosto 1584 27; vol. n. 25, cc. 216r-217r; notaio Belguardo Antonino, n. 466, vol. n. 14, cc. 154r-155; Guarino Carlo, n. 454, vol. n. 30,(anni 1599-1589), cc. 284r-285v; notaio Belguardo Antonino, n. 466, vol. 38, c. 267.
[6] Modica, Archivio di Stato, notaio Guarino Carlo, n.454, vol. n. 10, tredicesima indizione, 28 luglio 1570, cc. 304v-306r; Modica, Archivio di Stato, notaio Marsala Guglielmo, n. 452, vol. n. 14,( anni 1570-1571), cc. 131r-132v, 27 settembre 1570.
[7] Notizia fornitami dal caro Salvo Micciché che ringrazio.
[8] I. La China, Il processo di beatificazione di San Guglielmo eremita Scicli, 2017, 352-353. Ringrazio il caro Ignazio La China per avermi aiutato a trascrivere diversi documenti citati nell’articolo, integrandoli con alcuni documenti che ha cercato .
[9] Ringrazio la cara amica Rita Vicari che mi ha tradotto dal latino l’introduzione del volume del La Piana.
[10] Modica, Archivio di Stato, notaio Marsala Guglielmo, n.462, vol. n. 20-21,cc.466r-467v, 22 dicembre 1572.
[11] Modica, archivio di Stato, notaio Carpintieri Mariano, n. 466, vol. n. 28,, 28 ottobre 1573.
[12] Modica, Archivio di Stato, notaio Belguardo Antonino, n. 466, vol. n. 4, cc. 224v-225r; 18 novembre 1577 cc. 230v-231.
[13] Modica, Archivio di Stato, notaio Belguardo Antonino, n. 466, vol. n. 14, cc. 154r-155v.
[14] Modica, Archivio di Stato, notaio Guarino Carlo, n. 454, vol. n. 25, anno 1584, cc. 216r-217r, 27 agosto 1584.
[15]1588-1589 Notaio Guarino Carlo, n. 454, vol. n. 30, cc. 284r-285v.