«Educazione e assistenza nel Dopoguerra», mostra all’Archivio di Stato Ragusa

Introduzione alla mostra “Educazione e assistenza nel Dopoguerra”

(Archivio di Stato di Ragusa, 26 settembre 2020)

Ragusa, 21 settembre 2020 — Heritage and education. Questo il tema delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP) 2020, che pone l’accento su due dei pilastri fondamentali della civiltà europea, un binomio, questo, che acquista un valore particolare se riferito al nostro paese, ove patrimonio culturale ed educazione possono essere annoverati tra le anime fondanti, ancorché troppo spesso neglette, della nostra identità.

     Nei tempi odierni, ove emerge con forza l’esigenza di ridare centralità a tutto ciò che è istruzione, arte, educazione sentimentale e culturale, è giusto che gli Istituti e i luoghi della cultura siano chiamati a promuovere iniziative capaci di valorizzare i tesori custoditi, al fine di ridestare il piacere per la scoperta e per la conoscenza. Riscoprire la cultura, la storia e le tradizioni, vuol dire anche comprendere la bellezza, la criticità e la complessità (parole che appaiono sempre più bandite dal vocabolario e dal pensiero comune) del nostro paese e del nostro passato. Significa anche riappropriarsi degli strumenti che ci rendono liberi e fieri di condividere una cultura millenaria.  

Educazione e assistenza nel Dopoguerra, Archivio di Stato Ragusa

     L’Archivio di Stato di Ragusa decide di aderire all’iniziativa allestendo una mostra documentaria dal titolo: Educazione e assistenza nel Dopoguerra.

     Come si comprende, essa prende ispirazione dal tema delle GEP, per toccare e intrecciare un’altra questione, anch’essa assai attuale, quella dell’assistenza e degli aiuti (statali e internazionali) verso chi è in difficoltà, con particolare attenzione all’infanzia. Per farlo, si è scelto di dar evidenza ad uno dei fondi archivistici conservati presso il nostro Istituto, quello dell’AAI, tra i meno frequentati, e pur così ricco di informazioni. 

Il fondo AAI: Amministrazione per le attività assistenziali italiane ed internazionali (1945-1977)

L’Amministrazione per le attività assistenziali italiane ed internazionali nasce in seguito agli impegni assunti dallo Stato italiano sulla base di convenzioni internazionali. Per comprenderne la genesi, dobbiamo tornare al 1945, quando, all’indomani del secondo conflitto mondiale, l’Italia stipulò un accordo con gli Stati Uniti d’America per l’esecuzione del programma assistenziale americano per l’estero, previsto dall’United Nations Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA)[1].

     Due anni più tardi, la Delegazione del governo italiano per i rapporti con l’UNRRA venne trasformata in “Amministrazione per gli aiuti internazionali” (AAI) con il decreto del 19 settembre 1947 n. 1006. Ad essa spettava, per legge, il controllo sull’attuazione dell’accordo stipulato con gli USA e la gestione del relativo fondo, con lo sviluppo delle attività assistenziali, i collegamenti con gli organismi assistenziali stranieri ed internazionali e la cooperazione con altri enti costituiti per fini sociali[2].

     Allo stesso anno risale la convenzione dell’AAI con l’UNICEF (sorto con un fondo delle Nazioni Unite per l’assistenza all’infanzia), per la costruzione di centrali del latte e per la sua distribuzione gratuita a bambini, gestanti e nutrici, nonché per lo sviluppo della politica del latte, programma poi continuato negli anni seguenti. 

     Con la legge 9 aprile 1953 n. 296 l’Amministrazione per gli aiuti internazionali divenne “Amministrazione per le attività assistenziali italiane ed internazionali”. Tale cambio di denominazione suggeriva il passaggio da un’epoca, l’immediato Dopoguerra, segnata dalla fondamentale presenza degli aiuti esteri (necessari per una pronta ricostruzione), a una fase di “normalizzazione”, ove l’assistenza tendeva a rientrare progressivamente tra le attività di competenza dello Stato.

     L’AAI si trovava a gestire una vasta gamma di attività assistenziali, con uffici a livello provinciale, curando programmi di assistenza alimentare[3], scuole materne, colonie estive, centri ricreativi educativi scolastici (C.R.E.S.), addestramento professionale dei giovani ricoverati negli istituti, attività sociali ed educative del Mezzogiorno, assistenza profughi[4], cui si accompagnavano attività di studio, pubblicità e informazione. Tutto ciò avveniva cooperando con gli organismi internazionali oltre che con le pubbliche istituzioni dello Stato[5].

     L’Ente, passato alle dipendenze del Ministero dell’Interno nel 1962, venne soppresso con il decreto del Presidente della Repubblica n. 617 del 24 luglio 1977. 

     L’archivio AAI (per ciò che concerne il territorio provinciale ibleo) venne versato dalla Prefettura all’Archivio di Stato di Ragusa: il fondo consta di 266 buste contenenti documenti che vanno dal 1943 al 1977. Esso costituisce un fondo non troppo esteso, se paragonato ad altri conservati presso il nostro Istituto (si prenda ad esempio quello della Prefettura, composto da migliaia di unità), ma certamente interessante e prezioso per chiunque si occupi della storia sociale del Novecento. Le sue carte, sovente raccolte in fascicoli ordinati per affare o materia, raccontano circa 40 anni di storia, dalla ricostruzione all’età del “boom” e del benessere, con le trasformazioni economiche e sociali che investirono anche la nostra Provincia. Focalizzando l’attenzione sulla tematica dell’assistenza e della formazione, si intravede sempre sullo sfondo il reticolo dei rapporti politici nazionali e internazionali che caratterizzarono quegli anni così delicati, su tutti quelli con gli Stati Uniti, promotori di un ambizioso e ben articolato programma di aiuti che, come è noto, furono parte fondamentale della ricostruzione. 

     La mostra, dunque, vuole essere un modo per far conoscere alla cittadinanza tale complesso documentario, invitando studiosi ed appassionati ad intraprendere ricerche su di esso; permettendo al contempo di riscoprire e ritrovare, tra le carte d’archivio, temi che oggi appaiono strettamente attuali.

     Non potendo, nello spazio ristretto dell’iniziativa, dar conto della complessità del fondo nella sua interezza, abbiamo estrapolato alcuni nuclei tematici capaci di documentare alcune delle principali attività dell’ente: i documenti scelti, quindi, toccano essenzialmente l’assistenza medica e alimentare, fondamentale sostegno della popolazione e dell’infanzia nei difficili anni postbellici, con la refezione scolastica; gli istituti educativi assistenziali, gli asili e le scuole materne, i centri per il doposcuola e le colonie estive, i corsi professionali; l’attività scientifica, pubblicitaria e informativa. 

     Si restituisce uno spaccato interessante delle attività assistenziali e formative dedicate all’infanzia, oltre che, di riflesso, della situazione politica, sociale ed economica della nostra Provincia, un territorio in perenne trasformazione, ove cospicuo era il numero di minori orfani e abbandonati, o isolati in contesti poveri e degradati, spesso appartenenti a famiglie numerose e bisognose, uscite distrutte dalla guerra. Molti i bambini che, dati alla mano, necessitavano di aiuti e sostegno per la sopravvivenza, ma anche per ricevere una basilare istruzione o una formazione che li avviasse a una professione. Ciò vale anche per le ragazze e gli istituti educativi femminili, i quali spesso organizzavano corsi di economia domestica, ricamo e sartoria, consentendo alle fanciulle meno fortunate di imparare un mestiere. Tanti sono i dettagli che ci raccontano dei disagi di allora, ma anche dell’altruismo, della semplicità e del vivo entusiasmo di un paese che si stava rialzando, ricostruendo con energia e coraggio il proprio avvenire.

     Conoscere e ricordare è un modo per riflettere e apprezzare ciò che di buono abbiamo oggi, e in alcuni casi anche per comprendere e vagheggiare quelle virtù che oggi, forse, appaiono sopite.

Il direttore dell’Archivio di Stato di Ragusa,   Dott. Vincenzo Cassì  


[1] L’UNRRA fu costituita già nel 1943 per aiutare quei paesi, devastati dalla guerra, che passarono sotto il controllo degli Alleati. In Italia i progetti riguardarono l’assistenza alimentare gratuita a madri, bambini e profughi, la lotta contro la malaria e la tubercolosi, la distribuzione di prodotti tessili, materie prime e medicine, la ricostruzione di case. Nel giugno 1947 l’UNRRA cessò di operare nel nostro paese, che fino a dicembre fu interessato dal programma assistenziale AUSA (Aid from the United States of America), con l’affidamento dei diversi programmi alla neonata “Amministrazione per gli aiuti internazionali”.

[2] L’AAI, dunque, operava sul piano nazionale, ma fungeva anche da organo di collegamento internazionale.

[3] L’Italia si impegnava a svolgere i programmi alimentari infantili, con il fondamentale contributo degli Stati Uniti, i quali fornivano anche alimenti (contributo via via decrescente), portando avanti anche un’attività di pubblicità e informazione su di essi.

[4] Gli accordi IRO del 1947 e 1950 affidavano all’AAI il servizio di assistenza ai profughi. Dal 1951 l’ente gestì i campi residenziali già organizzati dalla IRO (International Refugee Organization), attivando in ognuno di essi asili, scuole elementari e corsi professionali. I profughi non risiedenti nei campi ricevevano sussidi e assistenza medica.

[5] Ad esempio i Ministeri dell’Istruzione, della Sanità e dell’Agricoltura, la Cassa del Mezzogiorno, etc.