La Contea ribelle. Le rivolte urbane nel Quattrocento

Nella seconda metà del Quattrocento le città dell’ area iblea  furono teatro di estese rivolte urbane e di forte instabilità sociale. Un quadro politico poco conosciuto, in contraddizione col  contesto artistico e culturale che invece registra capolavori architettonici come le chiese di S. Giorgio vecchio e S. Maria delle Scale a Ragusa, la cappella del Sacramento in S. Maria di Betlem e il rosone del Carmine a Modica, la cappella Naselli a Comiso. Lo ha sottolineato Giovanni Morana in un documentato saggio del 1995, richiamando l’attenzione sulla storia medievale della Contea.

Dopo la morte di Bernardo Cabrera nel 1423, il malcontento contro il potere tirannico  di Giovanni Bernardo si era diffuso soprattutto tra i ceti medi produttivi che lamentavano l’eccessivo peso fiscale di dazi e gabelle. La rivolta scoppiò a Ragusa nel 1447, alimentata da artigiani e mercanti che giunsero a raccogliere somme di denaro per sostenere una causa in Magna Curia contro il potente feudatario e per il ritorno della città al Demanio regio. Le famiglie nobili di Ragusa, tuttavia, si astennero dal sostenere le istanze popolari , preferendo accordarsi col Conte per bloccare il pericolo della anarchia sociale. I rivoltosi incendiarono il palazzo della Cancelleria, ma Giovanni Bernardo represse duramente i tumulti e si vendicò  trasferendo gli uffici comitali da Ragusa a Modica, che da quel momento diventò la capitale della Contea.

La Sicilia e la Contea di Modica secondo Samuel Schmettau (1720)

A Modica, infatti , il movimento antifeudale risultò più circoscritto e il vicere ingiunse al castellano Giovanni Landolina a restituire il castello al Conte sotto pena di condanna a morte , dal momento che il Cabrera aveva accettato di versare al Fisco una forte somma per sanare le usurpazioni compiute dal padre Bernardo nel 1392. A  Scicli però la rivolta assunse nel 1451 toni drammatici. Come ha sottolineato  Henri Bresc (1973), a capeggiarla furono i professionisti della città con in testa i notai Giovanni Li Volti ed i fratelli Issisa con i loro figli. Anche in questo caso la nobiltà locale non si mosse, ma a fianco dei ribelli si schierarono numerosi mercanti catalani, a cominciare da Peter Scuderi e Peter di Barsilonia. Il processo a loro carico coinvolse 45 persone, i principali protagonisti vennero esiliati a Malta e poterono rientrare in patria dopo il versamento di salatissime multe.

Il fuoco covava sotto la cenere anche a Modica ed esplose nel massacro contro la comunità ebraica del 1474. I fatti sono noti per la classica monografia di Giovanni Modica Scala  (1978), anche se l’ intera vicenda meriterebbe oggi  un aggiornamento di ricerca. Più che la predicazione di francescani e domenicani,  ho potuto mettere in rilievo nella mia Storia mondiale della Sicilia (Laterza 2018) le proteste di artigiani e mercanti contro gli alti tassi di interesse praticati dai “mutuanti” ebrei in una fase di recessione economica e di crisi internazionale segnata dall’avanzata ottomana nel Mediterraneo. Soltanto nel 1511 Federico Enriquez ed Anna Cabrera sposi concessero ai loro vassalli i nuovi Capitoli di governo che assicurarono  una più larga libertà di commercio. Anche per la Contea cominciava «el siglo de oro». Un’ altra storia.

prof. Uccio Barone